26 Luglio 1794 *** 8
Termidoro Anno II
LA CONVENZIONE:
- Violento discorso di Robespierre per reclamare la punizione dei “traditori” e l’epurazione del Comitato di Salute Pubblica e del Comitato di Sicurezza Generale. La C.N.,terrorizzata, vota, in un primo tempo, a favore del discorso, ma i deputati Billaud-Varenne e Cambon contrattaccano e Robespierre, ancora una volta, rifiuta di indicare i nomi di quelli di cui domanda la testa. La C.N. ritira il suo voto iniziale e rinvia l’esame del discorso di Robespierre ai Comitati in questione.
LA CONVENZIONE:
- E’ la resa dei conti. Gli eventi precipitano, la C.N. si scuote dai timori che avevano frenato le sue iniziative e vota per l’arresto immediato di Robespierre, di suo fratello Augustin, di Saint-Just, di Couthon e di Lebas. |
31 Luglio 1794 *** 13
Termidoro Anno II
Terminano le esecuzioni di massa. In un mese
e mezzo sono state eseguite 1306 esecuzioni. La media e’ stata di circa 30
persone al giorno, ma in alcuni casi, la ghigliottina si e’ avvicinata a
punte di quasi 100 decapitazioni.
Ora la macchina verra’ smontata e nuovamente trasferita in Place de la Revolution, lato sud-ovest.
Un macello del genere, senza precedenti
nella storia della Rivoluzione, ha comportato seri problemi per lo
smaltimento dei cadaveri. Durante la permanenza della ghigliottina in Place
du Trone Renverse, una fila interminabile di carrette ha fatto la spola tra
il patibolo e la fossa del Picpus lasciandosi dietro una scia sanguinosa.
Si racconta anche (ma forse non e’ vero) che il boia Sanson ed i suoi figli, in questa occasione, abbiano battuto il record, poco invidiabile, di 12 esecuzioni in 13 minuti.
Le porte delle carceri si spalancano
lasciando liberi migliaia di sospetti contro i quali non risultano accuse
specifiche.
La reazione popolare alla caduta di
Robespierre e’ stata immediata e corale; la gente era ormai stanca di una virtu’
repubblicana fondata sulla ghigliottina.
Nei giorni che seguono i festeggiamenti diventano frenetici: si balla e si canta ovunque, compreso le prigioni ed i cimiteri. Vengono organizzati i balli delle vittime dove chiunque abbia avuto un ghigliottinato in famiglia puo’ partecipare gratis e mangiare a sazieta’. Robespierre detestava i balli e li riteneva immorali; quando proprio non poteva vietarli ne limitava la durata dalle ore 16,00 alle 23,00. |
Terminano le esecuzioni di massa. In un mese
e mezzo sono state eseguite 1306 esecuzioni. La media e’ stata di circa 30
persone al giorno, ma in alcuni casi, la ghigliottina si e’ avvicinata a
punte di quasi 100 decapitazioni.
Ora la macchina verra’ smontata e nuovamente trasferita in Place de la Revolution, lato sud-ovest.
Un macello del genere, senza precedenti
nella storia della Rivoluzione, ha comportato seri problemi per lo
smaltimento dei cadaveri. Durante la permanenza della ghigliottina in Place
du Trone Renverse, una fila interminabile di carrette ha fatto la spola tra
il patibolo e la fossa del Picpus lasciandosi dietro una scia sanguinosa.
Si racconta anche (ma forse non e’ vero) che il boia Sanson ed i suoi figli, in questa occasione, abbiano battuto il record, poco invidiabile, di 12 esecuzioni in 13 minuti. |
Le porte delle carceri si spalancano
lasciando liberi migliaia di sospetti contro i quali non risultano accuse
specifiche.
La reazione popolare alla caduta di
Robespierre e’ stata immediata e corale; la gente era ormai stanca di una virtu’
repubblicana fondata sulla ghigliottina.
Nei giorni che seguono i festeggiamenti diventano frenetici: si balla e si canta ovunque, compreso le prigioni ed i cimiteri. Vengono organizzati i balli delle vittime dove chiunque abbia avuto un ghigliottinato in famiglia puo’ partecipare gratis e mangiare a sazieta’. Robespierre detestava i balli e li riteneva immorali; quando proprio non poteva vietarli ne limitava la durata dalle ore 16,00 alle 23,00. |
Violenti scontri, nelle sezioni parigine,
tra i fautori e gli avversari del Terrore.
Mentre i poveri si azzuffano la fame resta
una costante della Rivoluzione.
Mancando di cibi piu’ sostanziosi, un operaio addetto ai lavori pesanti dovrebbe disporre almeno di Intanto l’inflazione corre: i prezzi dei beni di prima necessita’ sono il doppio di quelli del 1789. - Il costo del pane si aggira intorno ai 4 soldi la libbra, - Una libbra di bue o di montone costa 14 soldi, - una libbra di vitello 15 soldi, - una libbra di maiale fresco 15 soldi, - una libbra di maiale salato 1 lira. |
venerdì 9 dicembre 2011
Diario della Rivoluzione
mercoledì 7 dicembre 2011
Nel posto giusto al momento sbagliato: i diari di Grace Elliot
La nobildonna e il duca (trailer)
- La nobildonna e il duca (trailer italiano)
Éric Rohmer, nome d'arte di Jean Marie Maurice Schérer (Tulle, 4 aprile 1920 – Parigi, 11 gennaio 2010), è stato un regista e critico cinematografico francese e uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague.
Come molti altri registi del movimento, è stato critico cinematografico sui Cahiers du cinéma, sin dalla fondazione nel 1951. Dopo aver realizzato numerosi cortometraggi nel corso degli anni cinquanta, ha esordito nel lungometraggio nel 1959. La sua produzione si caratterizza per l'organizzazione programmatica della maggior parte dei suoi film in cicli (Sei racconti morali,Commedie e proverbi, Racconti delle quattro stagioni).
La nobildonna e il duca è un dei pochi film isolati, ma è esemplificativo della curiosità insaziabile del regista, che, a ottant'anni suonati, affronta il suo primo film girato in digitale.
mercoledì 9 novembre 2011
Voci della Ragione 2: politeismo o monoteismo?
Valentina Ascani (a cura di)
HUME mette a
confronto monoteismo e politeismo,mettendone alla luce pregi e difetti. Alla
fine,egli afferma che il politeismo è più tollerante del monoteismo. In
queste pagine, si legge che gli antichi miti potevano anche essere basati su
fatti realmente accaduti, che poi venivano stravolti nelle forme e nel
contenuto per essere usato come mezzo per ingannare il popolo.
Nelle pagine
trattate,si analizzano varie antiche popolazioni,tra cui i
romani,i graci,gli egizi,gli islamici e i persiani.
Secondo Hume,nella storia naturale della religione l’atteggiamento
religioso è,infatti,ricondotto al sentimento di timore e speranza che ciascun
uomo prova naturalmente davanti alla forza della natura e al mistero della vita
e della morte.
Questo sentimento ha
portato prima alla nascita del politeismo,dove gli uomini spiegano l’avvenirsi di determinati eventi alle
divinità,cui attribuiscono i caratteri che riscontrano in se stessi.
Solo in un secondo
tempo,gli uomini sono passati dal politeismo al monoteismo,indotti soprattutto
dall’esigenza di rendere sempre maggiori onori alla divinità che temono e
quindi di rappresentarla in maniera sempre più pura e distinta dall’uomo. Il
culmine di questo processo è la rappresentazione di un Dio unico,perfetto e
infinito,dal momento che al di là dell’infinito non vi è più nulla di
concepibile.
Le religioni
monoteistiche liberano così l’uomo dall’adorazione e dalla superstizione
proprie del politeismo ma, a causa dell’unicità del Dio in cui credere,esse
sono anche causa di intolleranza e fanatismo che erano del tutto sconosciuti
alle prime rappresentazioni delle divinità.
Francesca Scoccianti
David Hume in questo testo fa un confronto tra monoteismo e politeismo, individuando pregi e difetti di tutti e due e arrivando alla conclusione che il politeismo è più tollerante del monoteismo. Qualsiasi pratica e opinione del politeismo può essere autorizzata ed all’impostura viene lasciata libertà di imporsi sulla credulità. L’idolatria ammette che anche gli dei di altre sette e altri popoli partecipino del divino e rende compatibili tra loro gli dèi con i riti, cerimonie e tradizioni. Il teismo invece presuppone un solo Dio perfetto e vuole presentare all’uomo i motivi più convincenti di giustizia. Questi vantaggi sono limitati dagli inconvenienti che nascono dai vizi e dai pregiudizi umani. Ogni setta è sicura che la propria fede e il proprio culto siano accetti alla divinità e nessuna pensa che lo stesso essere potrebbe gradire riti o principi diversi, le varie sette maturano sentimenti ostili. Le divinità delle varie religioni egiziane erano diverse specie di animali, i quali, in continua lotta tra loro, impegnavano anche i loro seguaci nella stessa contesa. L’Islamismo parte da principi anche più sanguinari ed ancora oggi promette dannazione eterna a tutte le altre sette. Il politeista invece è così tollerante che, per quanta fierezza e avversione possa incontrare da parte di una religione opposta, non riesce a provare ripugnanza e a tenersene distante.
Hume nella Storia naturale della religione analizza le due principali correnti religiose,monoteismo e politeismo,arrivando ad affermare, secondo il suo punto di vista che il politeismo è più tollerante rispetto al monoteismo.
Il politeismo presenta sia svantaggi che vantaggi: per quanto riguarda i primi è soggetto a ostacoli perché tutte le pratiche e le opinioni sono autorizzate, c’è troppa libertà e manca di morale e umanità. Però porta anche dei vantaggi dato che i praticanti del politeismo ammettevano gli dei di altri popoli rendendo possibile la convivenza tra le varie tradizioni e cerimonie.
Invece il monoteismo (o teismo) che ammette la credenza in un solo Dio, presenta i vantaggi di allontanarsi da tutte le cose futili,irragionevoli o che vanno contro questo tipo di culto, anche se sono ostacolati dai vizi e dai pregiudizi dell’uomo e quindi giudicano una cosa inconcepibile credere in più divinità.
Dato che ogni tipo di culto ha le sue divinità e riti di adorazione verso essi è normale che tra le varie sette ci sia ostilità;gli idolatri invece erano più tolleranti dato che ammettevano anche altre divinità o comunque invece di perseguitarle se ne tenevano alla larga.
Secondo Hume il politeismo è quindi più tollerante e aperto pur ammettendo che a volte tale corrente era in contraddizione,come per esempio il rapporto tra i romani conquistatori e gli idoli egiziani, a loro giudizio incompatibili, (es. cane e gatto);oppure nell’evidenziare la posizione di Caio Cesare nei confronti della religione ebrea ritenuta ignobile e barbara.
Francesca Scoccianti
David Hume in questo testo fa un confronto tra monoteismo e politeismo, individuando pregi e difetti di tutti e due e arrivando alla conclusione che il politeismo è più tollerante del monoteismo. Qualsiasi pratica e opinione del politeismo può essere autorizzata ed all’impostura viene lasciata libertà di imporsi sulla credulità. L’idolatria ammette che anche gli dei di altre sette e altri popoli partecipino del divino e rende compatibili tra loro gli dèi con i riti, cerimonie e tradizioni. Il teismo invece presuppone un solo Dio perfetto e vuole presentare all’uomo i motivi più convincenti di giustizia. Questi vantaggi sono limitati dagli inconvenienti che nascono dai vizi e dai pregiudizi umani. Ogni setta è sicura che la propria fede e il proprio culto siano accetti alla divinità e nessuna pensa che lo stesso essere potrebbe gradire riti o principi diversi, le varie sette maturano sentimenti ostili. Le divinità delle varie religioni egiziane erano diverse specie di animali, i quali, in continua lotta tra loro, impegnavano anche i loro seguaci nella stessa contesa. L’Islamismo parte da principi anche più sanguinari ed ancora oggi promette dannazione eterna a tutte le altre sette. Il politeista invece è così tollerante che, per quanta fierezza e avversione possa incontrare da parte di una religione opposta, non riesce a provare ripugnanza e a tenersene distante.
Hume nella Storia naturale della religione analizza le due principali correnti religiose,monoteismo e politeismo,arrivando ad affermare, secondo il suo punto di vista che il politeismo è più tollerante rispetto al monoteismo.
Il politeismo presenta sia svantaggi che vantaggi: per quanto riguarda i primi è soggetto a ostacoli perché tutte le pratiche e le opinioni sono autorizzate, c’è troppa libertà e manca di morale e umanità. Però porta anche dei vantaggi dato che i praticanti del politeismo ammettevano gli dei di altri popoli rendendo possibile la convivenza tra le varie tradizioni e cerimonie.
Invece il monoteismo (o teismo) che ammette la credenza in un solo Dio, presenta i vantaggi di allontanarsi da tutte le cose futili,irragionevoli o che vanno contro questo tipo di culto, anche se sono ostacolati dai vizi e dai pregiudizi dell’uomo e quindi giudicano una cosa inconcepibile credere in più divinità.
Dato che ogni tipo di culto ha le sue divinità e riti di adorazione verso essi è normale che tra le varie sette ci sia ostilità;gli idolatri invece erano più tolleranti dato che ammettevano anche altre divinità o comunque invece di perseguitarle se ne tenevano alla larga.
Secondo Hume il politeismo è quindi più tollerante e aperto pur ammettendo che a volte tale corrente era in contraddizione,come per esempio il rapporto tra i romani conquistatori e gli idoli egiziani, a loro giudizio incompatibili, (es. cane e gatto);oppure nell’evidenziare la posizione di Caio Cesare nei confronti della religione ebrea ritenuta ignobile e barbara.
sabato 5 novembre 2011
Voci della Ragione 1: Dei delitti e delle pene
Per capire cosa si scriveva nell'Illuminismo, non c'è di meglio che leggere direttamente il più importante libro del periodo pubblicato in italiano: Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria.
Coloro che, essendo stati assenti, non hanno già avuto un capitolo sono invitati a visitare questo il sito Wikisource e a sceglierne uno da riassumere.
Il tutto entro la prossima lezione di storia di mercoledì 9 novembre. è gradito l'invio per posta elettronica o la condivisione sul gruppo FB.
Cap. 36 "Della Cattura" Caterina Verzoni (a cura di)
In questo capitolo de “ Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, si prendono in considerazione cinque importanti tesi :
TESI 1 - LA PRIGIONIA è una pena che deve, per necessità, precedere la dichiarazione del delitto; la sola pena determina i casi nei quali un uomo è degno di pena e decide i delitti che necessitano la custodia del reo. Le prove devono essere stabilite dalla legge, non dai giudici e le pene dovranno essere moderate.
TESI 2 – L’IDEA DELLA FORZA E DELLA POTENZA, che prevale su quella della giustizia; è infatti questa l’opinione degli uomini secondo il sistema criminale. Ci sono stati moltissimi romani accusati di gravi delitti,alla fine trovati innocenti, ma ugualmente favoriti dal popolo e onorati dai magistrati. La prigione, è vista quindi più come un supplizio che come una custodia al reo.
TESI 3 - IL DELITTO è visto da più punti di vista. Secondo alcuni, in qualunque luogo si commetta un delitto, si deve essere puniti; mentre altri credono che dovunque sia fatta un’azione crudele, si possa essere puniti in un’altra città, in modo che tutti lo abbiano come nemico.
TESI 4 - GLI ACCUSATI dei delitti più leggeri saranno puniti dalla prigione, o mandati in schiavitù in paesi lontani, a nazioni che non hanno offeso.
TESI 5 – IL DIRITTO DI FAR PUNIRE UNA PERSONA, non è di uno solo, ma di tutti i cittadini e del sovrano, che può rinunciare al suo diritto e non può annullare quello degli altri.
Cap. 40 "Del Suicidio" Federica Simone (a cura di)
Secondo Beccaria, il suicidio non può avere una pena (tesi 1) vera e propria perché non si possono punire gli innocenti (argomento 1). Infatti le leggi, presuppongono che le pene siano personali. Inoltre Beccaria dice anche che fa meno male alla società l’individuo che si toglie la vita, dell’individuo che si sposta in un’altra nazione (argomento 2). Se, infatti, la forza della nazione si vede dal numero dei cittadini, fa più danno il cittadino che esce dai confini della nazione di quello che si toglie la vita e quindi dalla società. [B. presenta un'antitesi poiché non si può punire chi emigra, non si può nemmeno punire un suicida]
Coloro che, essendo stati assenti, non hanno già avuto un capitolo sono invitati a visitare questo il sito Wikisource e a sceglierne uno da riassumere.
Il tutto entro la prossima lezione di storia di mercoledì 9 novembre. è gradito l'invio per posta elettronica o la condivisione sul gruppo FB.
Cap. 36 "Della Cattura" Caterina Verzoni (a cura di)
In questo capitolo de “ Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, si prendono in considerazione cinque importanti tesi :
TESI 1 - LA PRIGIONIA è una pena che deve, per necessità, precedere la dichiarazione del delitto; la sola pena determina i casi nei quali un uomo è degno di pena e decide i delitti che necessitano la custodia del reo. Le prove devono essere stabilite dalla legge, non dai giudici e le pene dovranno essere moderate.
TESI 2 – L’IDEA DELLA FORZA E DELLA POTENZA, che prevale su quella della giustizia; è infatti questa l’opinione degli uomini secondo il sistema criminale. Ci sono stati moltissimi romani accusati di gravi delitti,alla fine trovati innocenti, ma ugualmente favoriti dal popolo e onorati dai magistrati. La prigione, è vista quindi più come un supplizio che come una custodia al reo.
TESI 3 - IL DELITTO è visto da più punti di vista. Secondo alcuni, in qualunque luogo si commetta un delitto, si deve essere puniti; mentre altri credono che dovunque sia fatta un’azione crudele, si possa essere puniti in un’altra città, in modo che tutti lo abbiano come nemico.
TESI 4 - GLI ACCUSATI dei delitti più leggeri saranno puniti dalla prigione, o mandati in schiavitù in paesi lontani, a nazioni che non hanno offeso.
TESI 5 – IL DIRITTO DI FAR PUNIRE UNA PERSONA, non è di uno solo, ma di tutti i cittadini e del sovrano, che può rinunciare al suo diritto e non può annullare quello degli altri.
Cap. 40 "Del Suicidio" Federica Simone (a cura di)
Secondo Beccaria, il suicidio non può avere una pena (tesi 1) vera e propria perché non si possono punire gli innocenti (argomento 1). Infatti le leggi, presuppongono che le pene siano personali. Inoltre Beccaria dice anche che fa meno male alla società l’individuo che si toglie la vita, dell’individuo che si sposta in un’altra nazione (argomento 2). Se, infatti, la forza della nazione si vede dal numero dei cittadini, fa più danno il cittadino che esce dai confini della nazione di quello che si toglie la vita e quindi dalla società. [B. presenta un'antitesi poiché non si può punire chi emigra, non si può nemmeno punire un suicida]
Si può punire chi emigra? (antitesi) Questo delitto
non può essere punito, a meno che non venga punito prima e in questo caso
significherebbe punire le intenzioni del soggetto e non le azioni che ha
compiuto (confutazione 1). Ma non si può nemmeno punire nelle sostanze che ha posseduto il
soggetto perché si bloccherebbe il commercio tra le nazioni (confutazione 2). Non si può punire
nemmeno il fuggitivo al suo ritorno perché si impedirebbe di riparare al male
fatto alla società (confutazione 3). Infine, non si può proibire di andare in un altro paese perché
questo aumenterebbe il desiderio di infrangere le regole e allontanerebbe gli
stranieri (confutazione 4). La legge che imprigiona la popolazione di una nazione è quindi
ingiusta come lo è la pena del suicidio, perché non cade direttamente sul
suicida ma sulla sua famiglia.
Nell’ultima riflessione Beccaria si rivolge direttamente
agli aspiranti suicidi : Chi vuole rinunciare alla vita, prima di farlo deve
considerare la famiglia, infatti sarà proprio la famiglia a essere punita per
la morte del parente.
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Settecento
mercoledì 19 ottobre 2011
Il secolo dei lumi
Illumina
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mercoledì 28 settembre 2011
Quartiere 3: Lezione II - La società immobile
A questi URL trovate il post che contiene il testo di Adalberone di Laon che più volte abbiamo citato a lezione come manifesto della "Società del privilegio"
lunedì 12 settembre 2011
Per iniziare due presentazioni di presentazione. Buon lavoro, ragazze
L'equilibrio di Westfalia
L'equilibrio di Westfalia
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venerdì 18 febbraio 2011
QUINTO ORAZIO FLACCO
« Dum loquimur fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero. »
« Mentre parliamo il tempo, invidioso, sarà già fuggito.
Cogli l'attimo, fiduciosa il meno possibile nel domani. »
Nel modulo "sentimento del tempo" è il momento di conoscere una altro autore straordinario:
Quinto Orazio Flacco, epicureo, pompeiano, m
aestro di eleganza e di ironia.
Per scaricare e stampare i testi (obbligatorio) andate su SCRIBD e cliccate sul primo dei tre testi, quello che si intitola: Il sentimento di Orazio Flacco
ATTENZIONE
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lunedì 24 gennaio 2011
LETTERATURA E PROPAGANDA NELL'ETA' DI AUGUSTO
Nei mesi di gennaio-marzo tradurremo testi dei maggiori autori dell'età Augustea. ci concentreremo sulla tematica del tempo, o meglio, sui diversi modi di sentirlo che, sinteticamente, chiameremo "sentimento del tempo".
Potete trovare il piano delle lezioni e l'elenco testi nell'omonima pagina del blog; mercoledì 26 inizieremo con le Georgiche di Virgilio.
Per scaricare e stampare i testi (obbligatorio) andate su SCRIBD e cliccate sul primo dei tre testi, quello che si intitola: Il sentimento di Virgilio.
ATTENZIONE
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