mercoledì 23 settembre 2015

Il complesso di Elettra

L’Orestea (Ὀρέστεια) è una trilogia formata dalle tragedie Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi e seguita dal dramma satiresco Proteo, andato perduto, con cui Eschilo vinse il concorso delle Grandi Dionisie nel 458 a.C.. Le tragedie che la compongono rappresentano un’unica storia suddivisa in tre episodi, le cui radici affondano nella tradizione mitica dell’antica Grecia: l’assassinio di Agamennone da parte della moglie Clitennestra, la vendetta del loro figlio Oreste che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale dell’Areopago.
Delle trilogie di tutto il teatro greco classico, l'Orestea di Eschilo è l'unica che sia sopravvissuta per intero.

Elettra era figlia di Agamennone e Clitennestra, sorella di Oreste e Ifigenia. Dopo la morte del padre Agamennone per mano di Clitennestra dell'amante Egisto, Elettra istiga il fratello Oreste a vendicare il padre.Con l'assassinio di Egisto un altro tassello della maledizione scagliata da Mirtilo contro Pelope e i suoi discendenti, si era aggiunto agli altri che avevano contraddistinto l'odio fra Atreo e Tieste.

La figura di Elettra ha ispirato numerose opere letterarie. Su di lei scrissero tutti e tre i grandi tragediografi grechi: Eschilo, Sofocle ed Euripide. In tempi moderni ricordiamo
Oreste - Tragedia di Vittorio Alfieri
Il lutto si addice ad Elettra (Mourning Becomes Electra) - Opera di Eugene Gladstone O'Neill
Le mosche di Jean-Paul Sartre.

sabato 19 settembre 2015

Il dilemma di Antigone

domenica 13 settembre 2015

Teatro Greco

Noi studiamo questo teatro in funzione della Letteratura latina, quindi possiamo evitare di addentrarci nei dettagli, tuttavia è bene sapere che ci sono quattro ipotesi sulla nascita della tragedia greca: 1) sviluppo naturale dalle forme preeesistenti alla drammaturgia, quindi dall'Epica alla Lirica, prima monodica e poi corale. 2) Ipotesi Dionisiaca. 3) Ipotesi Eroica 4) Ipotesi Misterica. Aristotele racconta che la tragedia derivava dal Ditirambo, un inno eroico che divenne un canto corale in onore del dio Dioniso. 
Fu Tespi, nel VI secolo a.C, a inventare la drammatizzazione e la distinzione tra il coro (gli amici dell'eroe) e l'attore (l'eroe).

Il Teatro














Attori e maschere

Tutti i ruoli erano interpretati da uomini adulti. Nelle tragedie a noi note, gli attori sono sempre due o tre, ognuno dei quali interpreta uno o più ruoli. Poteva anche capitare che un personaggio venisse interpretato da più attori a turno

Gli attori portavano una maschera, generalmente in tessuto o intagliata nel legno, che copriva il viso e gran parte della testa, compresi i capelli, mentre erano libere le aperture per gli occhi e la bocca. Le maschere variavano per l'interpretazione di ruoli diversi ricoperti dallo stesso attore e per la percezione delle emozioni espresse sul volto. La dotazione era completata da un costume ornato e dagli attributi del personaggio (lo scettro del re, la spada del guerriero ecc).

Coro
Una delle caratteristiche principali della tragedia è la distinzione, nata dal ditirambo, tra i personaggi interpretati da attori ed il coro, Formato daI coreuti (originariamente dodici, in seguito portati a quindici) che cantavano e danzavano guidati dal corifeo.
Il coro, in effetti, rappresenta un personaggio collettivo, che partecipa alla vicenda tanto quanto gli attori stessi. Nelle Eumenidi di Eschilo il coro è formato dalle terribili Erinni (che perseguitano Oreste per l'omicidio della madre), nelle Baccanti di Euripide sono invece in scena le seguaci di ioniso, nelle Trachinie, che abbiamo visto l'anno scorso, le donne di Trachis.
Le parti scritte per gli attori sono in trimetri giambici e prive di accompagnamento musicale, quelle del coro sono cantate in metri lirici e accompagnate dalla musica dell'aulos.

La rappresentazione

Era strutturata secondo uno schema rigido, costituito da: 
- prologo (da prò e logos, discorso preliminare),
- parodo, che consiste nell'entrata in scena del coro
episodi (epeisòdia) in genere tre, nei quali si sviluppa l'azione scenica vera e propria
- stasimi, intermezzi che separano gli episodi in cui il coro commenta, illustra o analizza la situazione che si sta sviluppando sulla scena.
- esodo (èxodos), o conclusione.


I nuovi spettacoli venivano rappresentati in particolari momenti dell'anno durante le feste religiose dedicate al dio Dioniso. Nell'Attica tre erano gli appuntamenti principali:




Il teatro di Dioniso ad Atene 

aveva una capienza di oltre 15.000 spettatori

Le grandi Dionisie (Marzo)
Durante le Dionisie si svolgeva una gara fra tre autori ognuno dei quali doveva presentare una tetralogia composta di tre tragedie e un dramma satiresco; ogni tetralogia veniva recitata nello stesso giorno a partire dal mattino fino al pomeriggio inoltrato, così che le rappresentazioni tragiche duravano tre giorni, Il quarto giorno era dedicato alla messa in scena di cinque commedie, che costituivano una competizione separata, riservata alle opere comiche. Alla fine dei tre giorni di gara si attribuiva un premio al miglior autore, al miglior attore e al miglior coro.

Le Lenee (Gennaio)
Anche qui le rappresentazioni avvenivano al teatro di Dioniso, ma il pubblico era esclusivamente ateniese, a causa delle condizioni climatiche invernali, avverse ai viaggi. Inizialmente alle Lenee si rappresentavano cinque commedie, poi, nel tardo V secolo, si cominciò a rappresentare anche tragedie: due autori presentavano due tragedie a testa.

Le Dionisie rurali
Erano feste che si svolgevano in inverno nei demi intorno ad Atene. Al loro interno, si facevano rappresentazioni teatrali di importanza minore. Recandosi nei vari demi, un appassionato poteva assistere a numerose rappresentazioni l'anno precedente.






I mille volti di Medea