Lucrezio nega ogni sorta di creazione, di provvidenza e di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è affrancato dalla condizione di bisogno tramite la produzione di tecniche, che sono trasposizioni della natura.
Un dio o degli dei esistono, ma non crearono l'universo, tanto meno si occupano delle azioni degli uomini. Lucrezio afferma che i saperi razionali sulla natura ci mostrano un universo infinito formato da atomi che segue delle leggi naturali, indifferente verso i bisogni dell'uomo, che si può spiegare senza ricorrere alle divinità.
A scuola si sottolinea sempre come, per quanto riguarda l'indifferenza della Natura per l'uomo Leopardi nell'operetta "Dialogo di un Islandese con la Natura" scrive dei concetti simili a quelli del III libro del De rerum natura. Non è tuttavia certo che Leopardi conoscesse l'opera di Lucrezio
Il De rerum natura parla della nascita e dell'evoluzione dell'uomo (abbiamo detto che non è corretto parlare di progresso) nel V libro. Eccone alcuni passi scelti con traduzione a fronte